Incontrarsi per dirsi noi
Pensieri sull’arte connettiva-relazionale di Anna Seccia
di Massimo Pasqualone
Da più di vent’anni Anna Seccia coltiva un sogno, il sogno che Hans Georg Gadamer così sintetizza, a proposito del compito che ci propone l’arte: “imparare ad ascoltare ciò che vuole parlare, e noi dovremmo confessare che l’imparare ad ascoltare vuol dire anzitutto elevarsi al di sopra della livellante sordità e miopia che una civiltà sempre più ricca di stimoli è intenta a diffondere ovunque”.
L’importanza del messaggio, come sottolineano in molti, è più importante del metodo, ma nell’arte relazionale e connettiva di Anna Seccia entrambi costituiscono l’approccio ermeneutico alla dimensione dell’alterità, fin dall’happening-performance de “La stanza del colore”, un’operazione artistica sperimentata negli ambiti più diversi, fin dal 1997, che promuove la creatività allargata al grande pubblico in modo da ampliare la funzione dell’arte e la sua dimensione culturale e, soprattutto, l’azione sociale come nuova comunicazione attraverso tutti i sensi con la realizzazione di opere partecipative pittoriche di grandi dimensioni.
Open & Global: l’arte nel segno di Anna Seccia
di Maria Cristina Ricciardi
I. Anna Seccia:50 anni di carriera artistica.
Ortonese di nascita, la pittrice Anna Seccia vanta una lunga attività artistica iniziata in giovanissima età e condivisa, fino all’inizio degli anni Ottanta con l’insegnamento di Discipline plastiche e pittoriche al Liceo Artistico di Pescara, città dove lei vive e lavora.
E proprio l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara, congiuntamente alla Presidenza del Consiglio Regionale, a celebrare, nel 2008, i cinquanta anni della sua carriera, ospitando al Museo Vittoria Colonna, una importante mostra antologica di oltre cento dipinti, culminata con un grande happening collettivo, ordinata dal critico Giorgio Di Genova e corredata da un prestigioso volume monografico che ripercorre le tappe di una produzione artistica che va dagli anni Sessanta alla produzione più recente.
Entrando nell’universo di Anna Seccia
Di Camilla Brunetti
L’artista abruzzese Anna Seccia, dopo essere stata segnalata da Giorgio di Genova, è presente alla 54.Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, nel Padiglione Italia curato da Sgarbi per la Sezione Regionale Abruzzo con un’opera intitolata Illuminazione. L’arte è cosa (mia) nostra. La nostra artista, per questa occasione, utilizza non solo canali di comunicazione tradizionali come la pittura,la fotografia,ma ricorre all’esposizione di un’idea decontestualizzando un oggetto (le installazioni) e proponendo una performance che sfrutta la presenza di cinquanta amici che indossano una maglietta con la frase “Il popolo di Anna dei colori”.
L’Uovo della creatività collettiva
L’opera d’arte contemporanea tra forma e messaggio
di Toti Carpentieri
Occupandoci, per mestiere, delle cose dell’arte, più volte ci siamo trovati a riflettere sul suo senso e sul suo significato, nella speranza di trovare risposte esaustive ad un interrogativo che parte da lontano. Molto da lontano, in verità. E che ha impegnato, nel tempo, filosofi, scienziati, critici ed artisti, tra affermazioni veritiere ed erronee, condivisibili, contraddittorie, assolute.
Accade allora che nel respingere, a livello personale, la dimensione mendace dell’arte di cui parla Platone, e nel prendere atto del suo valore di “mimesi” secondo Aristotele, di quello filosofico di Friedrich Schelling, di quello veritiero che mette insieme Martin Heidegger e Wolf Vostell, di quello affermativo di Joseph Kosuth che vede l’arte come definizione dell’arte, di quello razionalistico di Thomas Wiesengrund Adorno, ci piaccia, sollecitati dall’aver seguito con attenzione e coinvolgimento la complessità del lavoro creativo di Anna Seccia, condividere pienamente il pensiero di Leon Battista Alberti che intende l’arte come conoscenza, riconoscendo alla stessa una pluralità di significati che convivono in un solo significante.
Anna dei colori
di Giorgio Di Genova
L’espressione artistica è sempre e comunque un double del proprio io. O meglio dell’identità interiore dell’artista, che appunto attraverso l’altro da sé, cioè lo specifico linguistico scelto, restituisce un autoritratto psicologico-simbolico. Alla stessa stregua dell’identità fisionomica, che, pur trasformandosi col trascorrere del tempo, dalla nascita alla maturità ed oltre rimane sempre la stessa, altrettanto avviene nella produzione di ogni artista, la quale nel tempo mantiene costanti i tratti connotativi di base. Ciò mi ha portato ad asserire che ciascun artista per tutta la vita, mutatis mutandis, fa sempre la stessa opera, e non solo quando il discorso è monocorde, ma anche quando svaria nelle tecniche, nelle morfologie e nelle tematiche.
È chiaro che è più facile verificare la verità della mia asserzione nei discorsi monocordi che negli altri, nei quali è più complesso individuare i basilari tratti connotativi.
Anna Seccia non sfugge alla regola.
Anna Seccia – Gestalt mediterranea del colore
Di Antonio Picariello
“L’intera natura si rivela attraverso il colore al senso della vista…” Goethe
“Il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima…” Kandinskij
Da Goethe a Kandinskij il trattato sullo studio dei colori messi in classificazione teorica, suona una forza della ricerca dirompente capace di aggiungere alla scienza della percezione la sua combinata spiritualità.
L’opera “sintetica” di Anna Seccia rimanda alle analogie della leggerezza cui la composizione cromatica è potenzialmente capace di allineare le percezioni visive con il respiro fantastico della visione liquida. Teoria goetheana e visitazione della spiritualità kandinskijana rinvigoriscono la ricerca di Anna Seccia per una condizione del movimento simile alla sensazione costituita dagli elementi della danza che organizza gesti spontanei tra queste due dimensioni aggiungendo il sapore del gioco e la percezione fantastica dell’infanzia.